lunedì 22 dicembre 2014

MAGISTRATI ANTIPEDOFILIA CORAGGIOSI – ALFREDO ORMANNI

In Europa, quando rappresentanti onesti delle istituzioni denunciano i loschi intrecci tra potere politico e pedopornografia in termini di ostruzionismo alle indagini, coperture e altre forme di insabbiamento, vengono perseguitati, additati come folli o persino rimossi dai loro incarichi. Questo è il caso di Alfredo Ormanni, oggi ex procuratore della Repubblica, che durante la sua carriera di magistrato si è distinto per azioni di denuncia molto coraggiose.
Nel 2000 Ormanni denuncia pubblicamente l'esistenza in Italia di una lobby pedofila che gode di appoggi politici altolocati. All'epoca Ormanni, come titolare di una maxi-inchiesta sulla pedofilia on line avviata dalla procura di Torre Annunziata, indagava da qualche anno su una rete di pedofili scoprendo l'esistenza di un traffico internazionale italo-russo che rapiva, seviziava e uccideva centinaia di bambini, prelevati soprattutto dagli orfanotrofi russi. L'indagine è di proporzioni gigantesche: grazie alla collaborazione con l'Interpol vengono coinvolte più di 1600 persone con mandati di arresto per un centinaio di indagati.
In Italia esiste una vera e propria lobby che potrebbe anche essere sostenuta a livello politico, questo non è un mistero. Non si spiegherebbe altrimenti questoatteggiamento lassista da parte delle istituzioni di fronte a un problema così delicato”. La dichiarazione di Ormanni scatena immediatamente le classiche reazioni rabbiose da coda di paglia dell'establishment politico. Il ministro degli Interni, Enzo Bianco, minaccia azioni legali. Il ministro della Giustizia, il “sempreverde” Piero Fassino, chiede al CSM (Consiglio superiore della Magistratura) di aprire un procedimento disciplinare acarico del magistrato.
Il CSM obbedisce, arrivando persino a esaminare la legittimità del “sito trappola” creato appositamente dalla procura di Torre Annunziate per incastrare i pedofili, con la motivazione che il sito trappola potrebbe costituire un'istigazione al reato! Siamo all'assurdo: magistrati che indagano su altri magistrati perché indagano su dei criminali che abusano e uccidono bambini.
La macchina del fango è spietata. Il Partito Radicale, in particolar modo il loro leader Marco Pannella, non nuovo a battaglie a favore dello sdoganamento della pedofilia, monta contro Ormanni una campagna di diffamazione collaudata con l'aiuto della stampa di regime. Il PR fa addirittura alcune interrogazioni parlamentari contro il procuratore.
Come mai tutto questo accanimento dei Radicali (oggi confluiti nel PdL e, in misura minore, nel PD) contro il procuratore Ormanni? Semplice. Proprio nel 2000 il PR, da sempre attestato su una linea assai tollerante sulla questione della pedofilia, aveva organizzato in Senato un convegno sulla pedofilia, introducendo in quell'occasione il distinguo tra “pedofilia violenta” e “pedofilia non violenta”, dichiarando inoltre quest'ultima una forma soft, quindi legittima e non perseguibile penalmente. Il PR aveva anche aderito simbolicamente alla “Giornata boylove” dell'orgoglio pedofilo, svoltasi il 23 dicembre dello stesso anno. Questo per far comprendere chi erano gli esponenti politici ai quali Ormanni nel suo J'accuse, pur non facendo nomi, si riferiva.
Nel 2004 il magistrato Ormanni è stato assolto dal CSM con formula piena. Ne viene però disposto l'allontanamento dalla procura di Torre Annnziata, evidentemente per togliere al procuratore l'inchiesta sulla pedofilia on line.
Il caso del procuratore Ormanni è emblematico di una insofferenza delle sfere più alte del mondo politico verso tutti coloro che tentano di rimuovere il velo di ipocrisia che copre la realtà delle coperture politiche di cui la pedofilia gode in Italia e nel resto d'Europa. A sostenerlo non sono solo figure isolate del mondo della magistratura e del giornalismo. I casi Rignano Flaminio, Forteto e tanti altri parlano chiaro: esponenti del mondo politico e del mondo della magistratura si sono spesso attivati per proteggere personaggi coinvolti in inchieste sulla pedofilia. Infatti, quando le inchieste sulla pedofilia lambiscono le istituzioni, per esempio scuole, comunità di recupero minori (gestite sia da laici che da ecclesiastici) ecc., entrano immediatamente in azione potenti pressioni dall'alto per minimizzare la gravità dei fatti, quando non persino deviare od ostacolare le indagini.
La verità è che da parte delle istituzioni politiche vi è una volontà di normalizzare il fenomeno della pedofilia, rendendosi di fatto conniventi con chi la pratica e con chi la sostiene e la promuove sul piano ideologico.

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