mercoledì 7 gennaio 2015

Lo sdoganamento della pedofilia nel DSM (Manuale di diagnostica dei disturbi mentali)



In campo psichiatrico esiste una corrente di studi di cui fanno parte numerosi accademici e studiosi emeriti, che da tempo ha abbracciato la causa della normalizzazione della pedofilia, cioè dell'impegno a far accettare all'opinione pubblica l'idea che la pedofilia sia un comportamento normale, al pari dell'eterosessualità, solo un po' strambo. Professori universitari del calibro di Vernon Quinsey, che sostiene che la pedofilia “è una variante naturale della sessualità”, o come il professor Milton Diamond, il quale afferma che “la pedopornografia potrebbe essere vantaggiosa per la società, perché i pedofili potrebbero usarla come sostituto del sesso con i bambini”.
La strada verso la legalizzazione e la sottovalutazione della pedofilia come comportamento patologico (e in molti casi criminale) è stata di recente spianata niente meno che dall'American Psychiatric Association (APA), responsabile della redazione e dell'aggiornamento del DSM – la Bibbia della psichiatria - uno strumento in cui vengono classificati i disturbi mentali, utilizzato in tutto il mondo per diagnosticare patologie e malattie mentali.
Nella penultima versione del DSM, il DSM IV, la pedofilia è stata declassata da patologia vera e propria a “disorder” (disturbo), quindi alla stessa stregua dei disordini alimentari come l'anoressia e la bulimia, giusto per fare un esempio tra i tanti.
Perché l'APA ha deciso di apportare questa modifica? La spiegazione che l'APA ha fornito è questa: senza addentrarsi nelle motivazioni di carattere scientifico, sostanzialmente nel DSM IV viene fatto un distinguo tra pedofilia agita (l'impulso irrefrenabile e perverso che porta il pedofilo ad abusare dei bambini) e pedofilia non agita, in cui c'è attrazione sessuale verso i bambini ma non atto sessuale. Delle due, solo la prima sarebbe un disturbo, perché porterebbe il pedofilo ad essere schiavo dei suoi impulsi e quindi a compromettere la sua vita sociale.
Ma l'APA non si è limitata a surclassare la pedofilia da patologia a disordine. L'associazione americana ha infatti introdotto anche l'espressione “pedophilic sexual orientation” (orientamento sessuale pedofilo), ponendo di fatto la pedofilia non agita sullo stesso piano dell'eterosessualità e dell'omosessualità.
In seguito alle dure reazioni che tale etichetta ha suscitato nella stampa e nelle associazioni di famiglie in tutto il mondo, nel 2012 l'APA ha deciso di modificare nuovamente la classificazione della pedofilia, per fugare ogni dubbio di natura terminologica. In realtà la nuova terminologia adottata dall'APA nel DSM V (l'ultima versione aggiornata di tale strumento) non fuga affatto le perplessità della precedente versione, poiché la pedofilia non agita (cioè quella non accompagnata da atto sessuale) passa da orientamento sessuale a “sexual interest” (interesse sessuale), meritandosi un posto accanto a parafilie come il disordine esibizionistico o voyeuristico e il disordine da travestimento. Dunque, la pedofilia non agita al pari del voyeurismo sessuale sarebbe un orientamento o interesse sessuale atipico ma non una vera e propria malattia da curare e condannare. Un bel passo avanti verso lo sdoganamento della pedofilia, non c'è che dire.
Buttiamo giù solo qualche riflessione, domande spontanee che scaturiscono dalla confusione generata dalla nuova diagnostica dell'APA. Ha senso distinguere tra una pedofilia agita e una pedofilia non agita? Qual è il confine tra patologia e normalità? In particolare, un pedofilo che non abusa concretamente dei bambini ma acquista, scambia e condivide materiale pedopornografico davanti al PC, in quale delle due categorie deve rientrare? E il pedofilo che riesce a controllare i suoi impulsi sessuali ma ha una vita sociale e relazionale compromessa a causa del suo disturbo, deve anche lui essere considerato normale e non già malato come un alcolista o un tossicodipendente? Davvero è scientificamente attendibile prendere l'atto sessuale in sé come elemento di distinzione tra disturbo sessuale e semplice orientamento sessuale? Ci sembrano domande lecite a cui l'APA non ha potuto o voluto rispondere. Intanto, grazie a questa bizzarra operazione di funambolismo terminologico, le varie associazioni (illegali) pro pedofilia attive in tutto il mondo e anche in Italia (come il “Fronte di liberazione pedofili”) stanno festeggiando. Loro, i pedofili, hanno sempre fatto leva sulla distinzione, evanescente quanto subdola, tra pedofilia agita e pedofilia non agita. Dalla loro prospettiva (e da oggi anche dalla prospettiva del DSM V) il desiderio sessuale verso i bambini e i ragazzini prepuberi non deve essere considerata una cosa riprovevole, soggetta allo stigma sociale. Possiamo tranquillamente affermare che l'APA, con questa modifica diagnostica, ha fatto un bel regalo agli apologeti della pedofilia. Grazie all'APA, infatti, il desiderio sessuale per i bambini non sarà più socialmente disapprovato.

Non si può non concludere con un'amara considerazione: se anche l'associazione di psichiatri più importante al mondo sminuisce la pedofilia relegandola a semplice parafilia, siamo proprio alla frutta!

A questo link (in inglese) si può scaricare il documento in formato Pdf che descrive le differenze diagnostiche tra il DSM e il DSM V: http://www.psychiatryonline.it/node/4289

domenica 4 gennaio 2015

Louis Laurent, il deputato che ha denunciato la pratica pedofila del governo belga



Vi ricordate del mostro di Marcinelle? Quella “brava personcina” nota alle cronache come Marc Dutroux, che nel 1996 uccise in Belgio due bambine e poi segregò e sevizio altre due ragazzine (liberate dalla polizia)?
Ebbene, certamente molti di voi ricordano questa atroce vicenda. Ma pochi sanno che nel caso Dutroux erano coinvolti, oltre alla magistratura e alle forze dell'ordine, anche le alte sfere della politica belga, niente di meno che Elio di Rupo, Primo Ministro del parlamento federale belga dal 2010 al 2014.
Non si tratta di un'ipotesi formulata da qualche seguace della fantapolitica. No, signori. L'accusa è stata mossa da un giovane deputato del parlamento belga, Laurent Louis. Il deputato belga, durante una memorabile seduta del parlamento tenutasi nel dicembre del 2013, ha denunciato le pratiche pedofile in cui sono coinvolti il Primo Ministro Elio Di Rupo (che si è dimesso nell'ottobre del 2014 dal suo incarico), altri ministri del governo e una parte dell'élite politica, finanziaria e giudiziaria belga. Il deputato non si è limitato a fare accuse pesantissime ma ha sciorinato una serie di prove schiaccianti che riuscirebbero a convincere il più scettico di questo mondo. Durante quella seduta il parlamento belga ha votato la rimozione dell'immunità parlamentare di Louis, per permettere alla giustizia di perseguirlo penalmente per aver divulgato all'opinione pubblica alcune parti del supersegreto “dossier Dutroux”. Mentre il deputato pronunciava il coraggiosissimo J'accuse, l'aula del parlamento si è progressivamente svuotata: ministri e deputati hanno abbandonato l'aula in segno di protesta, evidentemente infastiditi dalle evidenze inoppugnabili elencate con meticolosità certosina dal loro collega.
Purtroppo l'opinione pubblica, grazie alla quasi totale censura operata sul tema dai mass media, è all'oscuro della stretta connessione pedofilia-politica.
Il documento che vi proponiamo è la traduzione in italiano del discorso del parlamentare belga davanti ai suoi colleghi e in presenza dello stesso Primo Ministro, principale destinatario delle sue accuse.
Traduciamo per voi i passaggi più significativi dell'intervento di Laurent Louis (chiediamo venia per la traduzione libera ed approssimativa. Abbiamo cercato di ricavare il senso delle parole di Laurent, senza avere la pretesa di fare un lavoro professionale).
Potete trovare il video tradotto a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=73ojT6P5oZk

“La prima cosa che mi rinfacciano (Laurent sta riportando la dichiarazione del Ministro della giustizia belga n.d.A.) è di aver occultato pezzi del “dossier Doutroux”. Ella dunque non sa dire se il dossier sia stato rubato. Non lo sa. Il dossier Dutroux è stato rubato ma il minstro non ha alcuna responsabilità. Il dossier Dutroux è stato rubato?! Non abbiamo letto alcuna notizia a riguardo e quindi dobbiamo dedurre che lo Stato belga non è stato capace di proteggere il dossier giudiziario più importante degli ultimi anni. Se lo Stato belga è stato capace di fare ciò, allora è possibile che lascerà vadere Dutroux. In questo paese tutto è possibile.
E' inoltre comico parlare di “occultamento”, quando il dossier Dutroux nel 2004 è stato sottoposto a dibattimento processuale pubblico davanti alla Corte di giustizia di Arlon e diffuso dai giornalisti degli organi di stampa al fine di alimentare l'eccitazione dell'opinione pubblica. E oggi noi tutti sappiamo che gli organi di stampa sono in possesso di questo dossier così sensibile. Allo stesso tempo voglio farvi presente che dobbiamo ammettere che in questo dossier si fa il nome di un ex parlamentare, di un ex eletto dalla Nazione, membro di un partito ancora oggi esistente, ovvero il Sig. Albert Mahieu, e non di un criminale qualsiasi.
Bene. Ipotizziamo che questo dossier si sia volatilizzato. Mi potreste spiegare perché io sono l'unico che è perseguitato dalla magistratura per il solo motivo di essere in possesso di alcuni stralci del dossier? Perché io ho fatto delle ricerche e ho scoperto che non ero l'unico ad avere questo documento. Ebbene, ho scoperto questo articolo del 7 luglio 2010. Ero stato eletto solo da poche settimane, ma non ero ancora entrato in possesso delle foto dell'autopsia delle vittime di Dutroux e complici. Ho letto l'articolo che è stato pubblicato sulla rivista “7 sur 7”: in seguito alle perquisizioni effettuate nell'archivio dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles e alla scoperta dei CD Rom contenenti il dossier Dutroux in possesso del Cardinale Daneels, primate della chiesa belga, la Chiesa reagì durante una conferenza stampa attraverso il portavoce Eric De Beukelaer, avvocato dell'episcopato belga. Ecco il passaggio più interessante: “i documenti relativi al dossier giudiziario di Julie e Mellissa (le due bambine rapite e uccise da Dutroux nel 1995, n.d.A.), scoperti durante una perquisizione nell'arcidiocesi di Malines il 24 giugno, sono stati inviati per un terzo a Monsignor Leonard Daneels. Non si tratta del dossier cartaceo ma di due CD Rom contenenti quelle parti del dossier ben conosciute dalla stampa e dal vescovo. Curiosamente, come menzionato sulla stampa di mercoledì, questi CD Rom sono stati anche inviati durante il processo Dutroux a giornalisti specializzati in temi giudiziari, politici e altre personalità del paese”. E concludeva dicendo: “non si è trattato di un'operazione di piccole dimensioni, altre persone sono state coinvolte in quest'operazione e hanno ricevuto il dossier”.
Perdonatemi, vorrei fare una domanda: perché il Tribunale della giustizia non ha deciso di perseguire penalmente questi giornalisti, politici e uomini di chiesa che come me hanno ricevuto il dossier? Perché la giustizia ha deciso di perseguire solo il sottoscritto? Perché non ci sono azioni contro Monsignor Leonard Danneels? No, la Giustizia decide di perseguire solo Louis Laurent.
Durante le perquisizioni effettuate nell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles e a casa mia, gli inquirenti misero le mani sullo stesso dossier. Loro – i vescovi – non sono sotto inchiesta giudiziaria. Io si, invece. Perché questa differenza di trattamento? Perché non si indaga su quelli che hanno diffuso il dossier durante il processo a Dutroux? Perché si decide di perseguire me per sei mesi, per aver fatto rivelazioni al popolo belga, che chiede di sapere la verità sul dossier Dutroux? Perché? Forse perché io sono stato l'unico, tra le persone che hanno avuto accesso al dossier, che ha osato denunciare ciò che conteneva, le inverosimiglianze e le menzogne che sono state nascoste all'opinione pubblica. Alla persona che ha avuto il coraggio di rischiare la carriera e la propria vita per la verità, per la memoria di quelle povere bambine, violate fino alla morte, questa persona , è l'unica che viene perseguita dalla giustizia! Questa è la prova ulteriore che ci sono persone ben inserite nelle alte sfere che non vogliono che si faccia luce su questa vicenda.
La realtà è che Dutroux non era che una piccola mano di una rete ben più ampia, composta da una parte dell'élite di questo paese. Gente che ha il potere di soffocare la verità. E la giustizia ha voluto far credere che le bambine Julie e Melissa morirono di fame nella cantina della casa di Dutroux, quando quest'ultimo venne incarcerato per alcune settimane per furto. Allora, se queste bambine morirono di fame, mi piacerebbe che mi fosse spiegato una volta per tutte perché sule foto dell'autopsia presentavano aperture anali e vaginali larghe più di 5 cm! Voi volete far credere che le bambine si siano procurate da sole quelle ferite, nella prigione della cantina. E perché, perché vi rifiutate di analizzare il DNA trovato sui cadaveri: sangue, sperma, capelli, peli... Si ha paura di trovare quelli appartenenti a personalità influenti? Ho tutto il diritto di fare queste domande.
Approfitto di questa tribuna per comunicarvi che la mia azione è sostenuta dalla nonna di Julie sin da luglio del 2012 (Julie, una delle vittime della rete di Dutroux n.d.A.), che mi ha contattato dopo aver ascoltato le mie rivelazioni, per darmi il suo appoggio. Ma voi non volete la verità, ed è per questo motivo che lei mi ha dato il suo appoggio. Questa donna è disperata perché non ha mai avuto accesso alla visione delle foto dell'autopsia delle bambine, perché suo genero non le ha mai permesso di vederle. Questa donna era disposta ad appoggiarmi pubblicamente, però alla fine si è astenuta dal farlo per rispetto al fratello di Julie. Appoggiarmi avrebbe comportato opporsi al suo ex genero, Jean Deins Lejeunes, che è stato manipolato dal giornalista Metdepenningen, dai politici e dalla giustizia, che hanno chiuso gli occhi davanti alla verità della morte di sua figlia.
La giustizia mi accusa di aver ingiuriato il Primo Ministro Di Rupo: questo è il colmo! Ho ingiuriato il nome di un uomo che ogni giorno, dal giorno della sua nomina, si fa beffe dei cittadini e dei suoi elettori, attuando una politica ultraliberale e dando la caccia ai disoccupati, a dispetto dei suoi ideali socialisti. Lui meriterebbe di essere giudicato da un tribunale per alto tradimento. Ho avuto la cattiva idea di accusare il Primo Ministro di essere un pedofilo. In realtà, sarebbe stata una cattiva idea se avessi voluto far carriera in Belgio e se avessi voluto far parte di un governo di venduti. Ritengo tuttavia fosse mio dovere informare la popolazione sulla personalità dell'uomo più potente del paese. E' mio dovere, proprio perché sono stato eletto dalla Nazione, informare i cittadini sui vizi e sui crimini commessi da coloro che sono stati eletti. Dunque, la verità è che Di Rupo non è stato mai condannato per pedofilia, nonostante un numero molto importante di denunce siano state presentate contro di lui per questi crimini. Strano, no? Come si dice nel nostro paese: “Non c'è fumo senza fuoco”. La cosa più inquietante è che la fine di queste denunce è sempre la stessa: la pattumiera. Le presunte vittime vengono fatte passare per dei criminali che volevano approfittarsi della notorietà del nostro povero Di Rupo. E' molto facile gettare discredito sulle vittime. Quando si agisce così per cinque-sei volte ridicolizzando le vittime, si scoraggiano altre persone, che sono state vittime di Di Rupo, a sporgere denuncia contro di lui. Come ha fatto Jean Marie Rulens, cliente del pub “La brique à la liège”, che nel '98 ha sporto denuncia contro di lui dichiarando che Di Rupo si divertiva con giovani al di sotto dei 14 anni e ai quali pagava 15.000 franchi (375 euro) in cambio delle loro prestazioni sessuali. La denuncia del Sig. Rulens contiene molti dettagli. Non c'è niente di strampalato nelle sue dichiarazioni. Io tesso posso testimoniare che ho conosciuto uno dei giovani che fu vittima degli impulsi sessuali di Di Rupo. Quest'uomo, che all'età di 14 anni fu violentato dal nostro Primo Ministro, è stato distrutto dal Sistema ed è stato fatto tutto il possibile per far farlo passare per folle, incluso l'internamento coatto grazie ad un provvedimento giudiziario. E' tanto pratica la giustizia, vero?
Una nota del Palazzo di Giustizia del '96 riporta l'identità dei due minorenni di 13 e 14 anni che confermano di aver avuto rapporti sessuali con Di Rupo. Una denuncia della BSR della città di Wavre del 1996 riporta la testimonianza della Signora Delnestre la quale, come ella spiega alla polizia, si era preoccupata nel vedere Di Rupo entrare d uscire in compagnia di giovani da un edificio vicino alla sua abitazione. La polizia non fece alcuna indagine, nonostante i vicini di casa avessero confermato la diceria. Un rapporto della Brigata nazionale della Gendarmeria (BSR n.d.A.), datata 9 ottobre 1996, insiste allo stesso modo sulle relazioni “speciali” tra di Di Rupo e i giovani ragazzi. Si parla, in particolare, di un giovane, descritto come il “protetto” di Di Rupo, che è stato ritrovato morto. E i rapporti della polizia si susseguono... Un rapporto della BSR di Bruxelles del 3 dicembre 1996, racconta delle relazioni sessuali tra Di Rupo e cinque giovani. Questo è chiaramente indicato nel rapporto. Considerata la notorietà di Di Rupo, noi non diamo credito alle indagini della polizia. Questo non è accettabile! Un altro rapporto della Polizia giudiziaria di Bruxelles del 5 novembre del 1996, riportante il nome dell'ex Ministro Grafè, evoca le orge alle quali partecipava Di Rupo. Il nome di Di Rupo compare anche in una nota confidenziale del Sig. Demanet, Procuratore Generale di Mons e Marchandise, Procuratore proprio del distretto della città di Charleroi (zona in cui agiva il mostro di Marcinelle, Marcel Dutroux e la sua organizzazione pedocriminale, n.d.A.). Perché? Perché i dati su Di Rupo compaiono nel quaderno degli appunti di Jean-Luc Finet, in quel periodo accusato di detenzione di cassette pedopornografiche. Di Rupo fece un incidente in macchina mentre si trovava in compagnia di un ragazzino a Sars, in un punto a pochi metri di distanza dalla casa di Dutroux. Ma c'è di più. Sono desolato, non credo alla casualità. Esistono testimonianze, un numero impressionante di denunce alle quali non si è mai dato credito, anche quando provenivano dalla polizia giudiziaria. Ad esempio, nell'agosto del 1989, quando Di Rupo era ancora deputato europeo, due poliziotti comunali sorpresero Di Rupo sul bordo del Grand Large, a Mons, nella sua macchina con un ragazzino di 12 anni e un altro di 13. I due ragazzini erano nudi dalla cintola in giù. Non sono io che lo dico! Lo dicono i poliziotti, che volevano sporgere denuncia ma furono dissuasi dalla direzione comunale. Allora, delle due ipotesi o l'una o l'altra: Di Rupo era un uomo perseguitato che aveva numerosi nemici – e se fosse così non si capirebbe come mai un uomo come lui possa essere diventato Primo Ministro; oppure questo individuo è un criminale, che si è approfittato dei suoi appoggi e delle sue prerogative per violare impunemente dei bambini. Non spetta a me decidere. A partire dagli elementi probatori che vi ho trasmesso è possibile ricostruire la vera personalità di Di Rupo. In un video su Youtube, Michel Nihoul (il criminale pedofilo che dava gli ordini a Dutroux, n.d.A.), durante un'intervista con telecamera nascosta fatta da un giornalista, accusa senza mezzi termini Di Rupo di essere un pedofilo. Nihoul, riconosciuto dalla Corte di Giustizia di Arlon come il capo dell'organizzazione criminale di Dutroux e compagnia... quest'uomo non è nelle condizioni di pronunciarsi sulla questione? Sì, lo è! Ma io so che la giustizia non condannerà mai Di Rupo per questi fatti. Quest'uomo è al di sopra delle legge. Le prove? Egli ha fatto di tutto con la complicità dei suoi amici della giustizia e dei mezzi di comunicazione per ridicolizzare le vittime. Ha tentato di fare lo stesso con me, cercando di impormi una perizia psichiatrica, perizia alla quale io mi sono sempre rifiutato di sottopormi. E qui vogliono farci passare per pazzi, noi, gli avversari dei pedofili e degli abusi sessuali. Pratico, no? Ma se io vengo indagato per aver fatto passare Di Rupo per pedofilo, ditemi: perché non viene indagato anche il Sig. Nihoul per aver detto esattamente la stessa cosa nel video su Youtube? Mi vogliono incriminare per aver insultato un giornalista corrotto, che mi ha attaccato ripetutamente con lo scopo di distruggermi mediaticamente per aver attaccato le reti dei pedofili e per aver divulgato il dossier Dutoux. Questo giornalista si chiama Marc Metdepenningen, della rivista “Soir”, grande amico del Sig. Nihoul il quale, casualmente, è sempre stato difeso nei suoi articoli sin dal primo momento in cui è scoppiato il caso Dutroux ed è stata avanzata la tesi del “predatore solitario”. Trovate normale che un deputato venga fatto a pezzi da un giornalista solo perché si allontana dalla tesi da lui sostenuta? Ma noi stiamo parlando degli interessi dei bambini violati. Ma in che paese viviamo? Se mi si rimprovera di aver divulgato una lista che contiene approssimativamente 500 nomi di personalità dell'élite politica, finanziaria, giuridica e massonica del paese, che hanno commesso atti di pedofilia, lo chiarisco una volta per tutte: non sono io l'autore della lista che circola da qualche anno su Internet. Ho ricevuto questa lista, come tutti gli altri deputati, tramite posta elettronica, in una mail inviata dalla signora Aimée Ingeveld, oggi non più in vita, morta dopo un tumore fulminante, la stessa sorte che è toccata ad Albert Mahieu. Certo, sono disgrazie. Disgrazie che capitano sciaguratamente a tutti coloro che lottano contro il potere. Ho ritenuto fosse mio dovere pubblicare questa lista sulla mia pagina web, con la finalità di informare i cittadini.
E francamente, sarei molto felice di rispondere di queste accuse davanti a un Tribunale penale perché mi darebbe una incredibile tribuna per portare avanti la mia battaglia contro la pedofilia e contro lo “Stato massonico”. Infine, se devo essere perseguito penalmente per aver rivelato un segreto, e cioè aver diffuso su Internet il rapporto dell'autopsia di Julie e Melissa – e pensare che non ho nemmeno mai pubblicato una solo foto dell'autopsia di queste povere bambine, contrariamente alle menzogne sostenute dal Ministro Miquet...
Aver rivelato un segreto... un segreto. Questa è la verità! E io sono orgoglioso di averlo fatto, perché l'ho fatto in memoria delle due bambine violate. Quest'azione ha messo in pericolo la mia carriera e la mia stessa vita. Perché io ricevo minacce alla mia persona e gli stessi miei collaboratori ricevono minacce. Noi non abbiamo un apparato mediatico alle nostre dipendenze. Se non avessi avuto la forza d'animo che oggi ho mi sarei suicidato da tempo. Le minacce arrivano soprattutto a quelle persone che mi hanno dato il loro appoggio.
Per me oggi è impossibile aprire un conto in una qualunque banca belga o chiedere un prestito. Per me è impossibile parlare ai mezzi di comunicazione, sebbene essi parlino incessantemente di me.
Lo so, perderò la mia carica di deputato, non ho più alcun futuro in Belgio. In questo paese vige una “democrazia” e io devo abituarmi all'idea dell'esilio, perché tutte le porte mi saranno sbattute in faccia. Questo è il destino a cui vanno incontro tutti coloro che in Belgio amano il proprio paese.
Io sto correndo dei rischi. Sto mettendo a repentaglio le vite di mia figlia e di mia moglie, però io continuerò a combattere malgrado tutto, fino a quando una mattina mi ritroveranno “suicidato”. Io lo faccio per il mio paese! Il mio Belgio merita di essere governato da gente degna. Come ho detto in Commissione, non intendo avvalermi dell'immunità parlamentare, come fanno i criminali che sono stati eletti. Ed è con forza che oggi lo dico: esigo che mi venga tolta l'immunità parlamentare affinché possa rispondere di queste accuse davanti alla giustizia. Io penso che i deputati siano cittadini come tutti gli altri e che in nessun casso debbano avere privilegi".

Fonti:
Potete leggere un interessante profilo di Louis in italiano al seguente link: http://www.lintellettualedissidente.it/homines/laurent-louis-il-deputato-belga-solo-contro-tutti/
A questo link potete inoltre scaricare il libro-testimonianza di Regina Louf, una delle tante vittime della rete pedocriminale che agisce in Belgio: http://www.aisjca-mft.org/Libro-Regina-Louf.pdf

giovedì 1 gennaio 2015

OPERAZIONE "FIORI NEL FANGO" E IL RECENTE SCANDALO "MAFIA CAPITALE" SULLA CORRUZIONE A ROMA


Per chi sostiene che la pedofilia sia un problema avulso da logiche politiche e partitiche, proponiamo la seguente breve riflessione che stabilisce un collegamento tra la recente inchiesta sulla corruzione nella Capitale a un recente fatto di cronaca che testimonia inequivocabilmente che la gestione dell'emergenza dei profughi e delle minoranze etniche residenti nel nostro Paese da parte di nicchie di potere sia vantaggiosa non solo per imprenditori privi di scrupoli legati alla malavita locale ma anche per le reti criminali pedofile, che fondano i loro loschi traffici sulla tratta di esseri umani che arrivano nella penisola per sfuggire a situazioni disperate di guerra e crisi economica.

Nel 2005 la squadra mobile di Roma lanciava l'operazione “Fiori nel fango”. Si è trattato di una operazione antipedofilia ad ampio raggio che porterà all'arresto di una rete criminale di pedofili che agiva nella Capitale e in altre città italiane: una cinquantina di persone vengono arrestate con l'accusa di violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione minorile.

I bambini caduti nella rete dell'organizzazione criminale, gestita in massima parte da italiani (tra cui figuravano persone insospettabili come impiegati di banca, imprenditori ed educatori), erano per la maggior parte di etnia rom e provenivano dai campi nomadi della Capitale. 
I bambini venivano adescati soprattutto agli angoli delle strade e nei semafori dove chiedevano l'elemosina, con offerte di soldi e piccoli regali come scarpe di marca e ricariche telefoniche. L'abuso veniva consumato nelle automobili degli abusanti, oppure i bambini venivano condotti in appartamenti privati dove venivano anche girati dei video.
Dalle indagini della Squadra Mobile è emerso che i pedofili erano liberi di entrare ed uscire dai campi nomadi in cui vivevano i bambini abusati, con il beneplacito degli adulti, e che spesso le violenze sessuali erano videoregistrate (le videoregistrazioni servivano per produrre materiale pedopornografico da immettere sul mercato).
Non è un mistero per nessuno che all'interno dei campi rom si viva in condizioni di degrado materiale e morale inaccettabili. E' intollerabile che in Italia esistano zone franche dove gli adulti possono disporre a piacimento dell'infanzia in condizioni di abbandono o trascuratezza. I campi nomadi di Roma non sono un caso isolato. Per un'operazione antipedofilia andata a buon fine ci sono decine di realtà su cui pende una cappa pesantissima di silenzio e omertà. 
Il fenomeno dell'immigrazione clandestina va ad alimentare il mercato della tratta degli esseri umani per fini indicibili come la prostituzione minorile e il traffico di organi. Purtroppo a una certa parte politica tutto questo schifo conviene per esigenze meramente elettorali. Ammettere che esiste una collusione tra organizzazioni criminali e interessi politici non equivale a essere razzisti. 
Nel recente Decreto Ministeriale sulla depenalizzazione dei reati minori, approvato una decina di giorni fa dal Consiglio dei Ministri, la corruzione di minorenne passa da reato penale a illecito amministrativo. Questo significa che un criminale che 
adesca un bambino per strada chiedendogli una prestazione sessuale in cambio di soldi, semmai venisse scoperto e incriminato, può farla franca di fronte alla giustizia pagando una semplice sanzione amministrativa di tipo pecuniario. Si tratta, come tutte le persone di buon senso possono intuire, di un provvedimento che costituisce una grave istigazione a delinquere, giacché i membri delle organizzazioni criminali pedofile tutto sono fuorché privi di risorse economiche. Inutile sottolineare che da parte delle istituzioni continuano ad arrivare dei segnali molo preoccupanti che rappresentano a tutti gli effetti un abbassamento della guardia rispetto al fenomeno della pedofilia. Ma guai a dirlo! Si rischia di passare, oltre che per razzisti, anche per giustizialisti e illiberali. 

Fonti


Sulla realtà abusante all'interno dei campi rom vedasi anche questa recente notizia di cronaca: http://pinosauro.blogspot.it/2014/10/pedofilia-al-campo-rom-di-cosenza-3.html

Sulle operazioni "Fiori nel fango" e "Fiori nel fango 2" segnaliamo anche l'ottimo articolo del CDD (Comitato  di difesa della democrazia) creato dall'ex magistrato Paolo Ferraro: http://www.paoloferrarocdd.blogspot.it/