venerdì 26 dicembre 2014

Barcellona: un manifesto che promuove la pedofilia alla fermata dell'autobus




Pensavamo che l'Europa avesse toccato il fondo in tema di sdoganamento della pedofilia e invece dobbiamo ancora una volta ricrederci. 

A inizio 2014 nella cosmopolita Barcellona è stato affisso a una fermata dell'autobus (e, presumibilmente, prima che la polemica scoppiasse e i manifesti venissero rimossi, anche in altre fermate della città) un manifesto pubblicitario che inneggia alla pedofilia. 
Come si può vedere dalla foto allegata, nel manifesto compare a caratteri cubitali la parola “Libertà” accompagnata dalla foto nuda di una bambina e dalla didascalia in spagnolo che recita il seguente invito: “Inviaci le foto nude di quando eri un bambino. Per la pornografia infantile, senza abusi. Sì alla pedofilia. No all'abuso”. 
Uno scherzo di pessimo gusto di qualche burlone nullafacente? La provocazione di un pederasta isolato che di sua iniziativa ha affisso il manifesto senza l'autorizzazione della società di trasporti? Niente affatto. Il manifesto era dentro una teca di vetro chiusa a chiave. In seguito alla segnalazione di un giornale locale, il Consiglio comunale di Barcellona ha aperto un'inchiesta che ha accertato che la teca poteva essere aperta solo dai dipendenti della società pubblicitaria che gestisce e cura la manutenzione dei display delle fermate degli autobus. 
A questo punto ci chiediamo: chi ha commissionato alla società di promozione pubblicitaria l'affissione dei manifesti pro pedofilia? Chi si nasconde dietro questa raccapricciante operazione pubblicitaria? Domande che rimarranno senza risposta. Sicuramente chi ha pagato per la creazione, la stampa e l'affissione dei manifesti pedofili è un gruppo organizzato che può contare su risorse economiche. Deplorevole è stato anche il comportamento della società pubblicitaria JCDDecaux, che anziché rifiutarsi di ospitare nelle proprie teche dei manifesti che promuovono la pedopornografia e denunciare il tutto alle autorità cittadine competenti, ha preferito fare business, rendendosi così complice di apologia di reato.
Un'ultima considerazione va fatta infine sull'atteggiamento tollerante che l'opinione pubblica sembra assumere rispetto alla fruizione di materiale pedopornografico. Nella maggior parte dei codici penali dei paesi europei anche la detenzione di materiale pedopornografico costituisce un reato perseguibile penalmente. Le pene sono ovviamente meno severe rispetto all'abuso fisico vero e proprio. Il manifesto di Barcellona gioca abilmente sulla distinzione tra abuso (che il manifesto sembra apparentemente condannare) e la fruizione e condivisione di foto (considerato al contrario lecito). Questa falsa distinzione riflette invero il lassismo e la condiscendenza che una parte dell'opinione pubblica e delle istituzioni ha da sempre verso il fenomeno della pedopornografia consumata senza abuso vero e proprio. In realtà anche la fruizione di immagini e video di contenuto pedopornografico costituisce una forma di abuso, perché va ad alimentare il mercato della pedopornografia on line, facendo impennare la domanda-offerta dello stesso. Finché ci sarà richiesta di materiale pedopornografico, i bambini continueranno ad essere rapiti, seviziati, uccisi.
Peccato che nessun tecnico o responsabile pubblicitario della JCDDecaux abba avuto remore morali di questo tipo. Del resto l'Europa, l'Europa del Trattato di Schengen, ha ratificato la libera circolazione delle merci, delle persone e delle idee. Libertè in salsa pedopornografica, appunto.

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