mercoledì 7 gennaio 2015

Lo sdoganamento della pedofilia nel DSM (Manuale di diagnostica dei disturbi mentali)



In campo psichiatrico esiste una corrente di studi di cui fanno parte numerosi accademici e studiosi emeriti, che da tempo ha abbracciato la causa della normalizzazione della pedofilia, cioè dell'impegno a far accettare all'opinione pubblica l'idea che la pedofilia sia un comportamento normale, al pari dell'eterosessualità, solo un po' strambo. Professori universitari del calibro di Vernon Quinsey, che sostiene che la pedofilia “è una variante naturale della sessualità”, o come il professor Milton Diamond, il quale afferma che “la pedopornografia potrebbe essere vantaggiosa per la società, perché i pedofili potrebbero usarla come sostituto del sesso con i bambini”.
La strada verso la legalizzazione e la sottovalutazione della pedofilia come comportamento patologico (e in molti casi criminale) è stata di recente spianata niente meno che dall'American Psychiatric Association (APA), responsabile della redazione e dell'aggiornamento del DSM – la Bibbia della psichiatria - uno strumento in cui vengono classificati i disturbi mentali, utilizzato in tutto il mondo per diagnosticare patologie e malattie mentali.
Nella penultima versione del DSM, il DSM IV, la pedofilia è stata declassata da patologia vera e propria a “disorder” (disturbo), quindi alla stessa stregua dei disordini alimentari come l'anoressia e la bulimia, giusto per fare un esempio tra i tanti.
Perché l'APA ha deciso di apportare questa modifica? La spiegazione che l'APA ha fornito è questa: senza addentrarsi nelle motivazioni di carattere scientifico, sostanzialmente nel DSM IV viene fatto un distinguo tra pedofilia agita (l'impulso irrefrenabile e perverso che porta il pedofilo ad abusare dei bambini) e pedofilia non agita, in cui c'è attrazione sessuale verso i bambini ma non atto sessuale. Delle due, solo la prima sarebbe un disturbo, perché porterebbe il pedofilo ad essere schiavo dei suoi impulsi e quindi a compromettere la sua vita sociale.
Ma l'APA non si è limitata a surclassare la pedofilia da patologia a disordine. L'associazione americana ha infatti introdotto anche l'espressione “pedophilic sexual orientation” (orientamento sessuale pedofilo), ponendo di fatto la pedofilia non agita sullo stesso piano dell'eterosessualità e dell'omosessualità.
In seguito alle dure reazioni che tale etichetta ha suscitato nella stampa e nelle associazioni di famiglie in tutto il mondo, nel 2012 l'APA ha deciso di modificare nuovamente la classificazione della pedofilia, per fugare ogni dubbio di natura terminologica. In realtà la nuova terminologia adottata dall'APA nel DSM V (l'ultima versione aggiornata di tale strumento) non fuga affatto le perplessità della precedente versione, poiché la pedofilia non agita (cioè quella non accompagnata da atto sessuale) passa da orientamento sessuale a “sexual interest” (interesse sessuale), meritandosi un posto accanto a parafilie come il disordine esibizionistico o voyeuristico e il disordine da travestimento. Dunque, la pedofilia non agita al pari del voyeurismo sessuale sarebbe un orientamento o interesse sessuale atipico ma non una vera e propria malattia da curare e condannare. Un bel passo avanti verso lo sdoganamento della pedofilia, non c'è che dire.
Buttiamo giù solo qualche riflessione, domande spontanee che scaturiscono dalla confusione generata dalla nuova diagnostica dell'APA. Ha senso distinguere tra una pedofilia agita e una pedofilia non agita? Qual è il confine tra patologia e normalità? In particolare, un pedofilo che non abusa concretamente dei bambini ma acquista, scambia e condivide materiale pedopornografico davanti al PC, in quale delle due categorie deve rientrare? E il pedofilo che riesce a controllare i suoi impulsi sessuali ma ha una vita sociale e relazionale compromessa a causa del suo disturbo, deve anche lui essere considerato normale e non già malato come un alcolista o un tossicodipendente? Davvero è scientificamente attendibile prendere l'atto sessuale in sé come elemento di distinzione tra disturbo sessuale e semplice orientamento sessuale? Ci sembrano domande lecite a cui l'APA non ha potuto o voluto rispondere. Intanto, grazie a questa bizzarra operazione di funambolismo terminologico, le varie associazioni (illegali) pro pedofilia attive in tutto il mondo e anche in Italia (come il “Fronte di liberazione pedofili”) stanno festeggiando. Loro, i pedofili, hanno sempre fatto leva sulla distinzione, evanescente quanto subdola, tra pedofilia agita e pedofilia non agita. Dalla loro prospettiva (e da oggi anche dalla prospettiva del DSM V) il desiderio sessuale verso i bambini e i ragazzini prepuberi non deve essere considerata una cosa riprovevole, soggetta allo stigma sociale. Possiamo tranquillamente affermare che l'APA, con questa modifica diagnostica, ha fatto un bel regalo agli apologeti della pedofilia. Grazie all'APA, infatti, il desiderio sessuale per i bambini non sarà più socialmente disapprovato.

Non si può non concludere con un'amara considerazione: se anche l'associazione di psichiatri più importante al mondo sminuisce la pedofilia relegandola a semplice parafilia, siamo proprio alla frutta!

A questo link (in inglese) si può scaricare il documento in formato Pdf che descrive le differenze diagnostiche tra il DSM e il DSM V: http://www.psychiatryonline.it/node/4289

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