In campo psichiatrico esiste una corrente di studi di cui fanno parte numerosi accademici e studiosi emeriti, che da tempo ha abbracciato la causa della normalizzazione della pedofilia, cioè dell'impegno a far accettare all'opinione pubblica l'idea che la pedofilia sia un comportamento normale, al pari dell'eterosessualità, solo un po' strambo. Professori universitari del calibro di Vernon Quinsey, che sostiene che la pedofilia “è una variante naturale della sessualità”, o come il professor Milton Diamond, il quale afferma che “la pedopornografia potrebbe essere vantaggiosa per la società, perché i pedofili potrebbero usarla come sostituto del sesso con i bambini”.
La strada verso la legalizzazione e la
sottovalutazione della pedofilia come comportamento patologico (e in
molti casi criminale) è stata di recente spianata niente meno che
dall'American Psychiatric Association (APA), responsabile della
redazione e dell'aggiornamento del DSM – la Bibbia della
psichiatria - uno strumento in cui vengono classificati i disturbi
mentali, utilizzato in tutto il mondo per diagnosticare patologie e
malattie mentali.
Nella penultima versione del DSM, il
DSM IV, la pedofilia è stata declassata da patologia vera e propria
a “disorder” (disturbo), quindi alla stessa stregua dei disordini
alimentari come l'anoressia e la bulimia, giusto per fare un esempio
tra i tanti.
Perché l'APA ha deciso di apportare
questa modifica? La spiegazione che l'APA ha fornito è questa: senza
addentrarsi nelle motivazioni di carattere scientifico,
sostanzialmente nel DSM IV viene fatto un distinguo tra pedofilia
agita (l'impulso irrefrenabile e perverso che porta il pedofilo ad
abusare dei bambini) e pedofilia non agita, in cui c'è attrazione
sessuale verso i bambini ma non atto sessuale. Delle due, solo la
prima sarebbe un disturbo, perché porterebbe il pedofilo ad essere
schiavo dei suoi impulsi e quindi a compromettere la sua vita
sociale.
Ma l'APA non si è limitata a
surclassare la pedofilia da patologia a disordine. L'associazione
americana ha infatti introdotto anche l'espressione “pedophilic
sexual orientation” (orientamento sessuale pedofilo), ponendo di
fatto la pedofilia non agita sullo stesso piano dell'eterosessualità
e dell'omosessualità.
In seguito alle dure reazioni che tale
etichetta ha suscitato nella stampa e nelle associazioni di famiglie
in tutto il mondo, nel 2012 l'APA ha deciso di modificare nuovamente
la classificazione della pedofilia, per fugare ogni dubbio di natura
terminologica. In realtà la nuova terminologia adottata dall'APA nel
DSM V (l'ultima versione aggiornata di tale strumento) non fuga
affatto le perplessità della precedente versione, poiché la
pedofilia non agita (cioè quella non accompagnata da atto sessuale)
passa da orientamento sessuale a “sexual interest” (interesse
sessuale), meritandosi un posto accanto a parafilie come il disordine
esibizionistico o voyeuristico e il disordine da travestimento.
Dunque, la pedofilia non agita al pari del voyeurismo sessuale
sarebbe un orientamento o interesse sessuale atipico ma non una vera
e propria malattia da curare e condannare. Un bel passo avanti verso
lo sdoganamento della pedofilia, non c'è che dire.
Buttiamo giù solo qualche riflessione,
domande spontanee che scaturiscono dalla confusione generata dalla
nuova diagnostica dell'APA. Ha senso distinguere tra una pedofilia
agita e una pedofilia non agita? Qual è il confine tra patologia e
normalità? In particolare, un pedofilo che non abusa concretamente
dei bambini ma acquista, scambia e condivide materiale
pedopornografico davanti al PC, in quale delle due categorie deve
rientrare? E il pedofilo che riesce a controllare i suoi impulsi
sessuali ma ha una vita sociale e relazionale compromessa a causa del
suo disturbo, deve anche lui essere considerato normale e non già
malato come un alcolista o un tossicodipendente? Davvero è
scientificamente attendibile prendere l'atto sessuale in sé come
elemento di distinzione tra disturbo sessuale e semplice orientamento
sessuale? Ci sembrano domande lecite a cui l'APA non ha potuto o
voluto rispondere. Intanto, grazie a questa bizzarra operazione di
funambolismo terminologico, le varie associazioni (illegali) pro
pedofilia attive in tutto il mondo e anche in Italia (come il “Fronte
di liberazione pedofili”) stanno festeggiando. Loro, i pedofili,
hanno sempre fatto leva sulla distinzione, evanescente quanto
subdola, tra pedofilia agita e pedofilia non agita. Dalla loro
prospettiva (e da oggi anche dalla prospettiva del DSM V) il
desiderio sessuale verso i bambini e i ragazzini prepuberi non deve
essere considerata una cosa riprovevole, soggetta allo stigma
sociale. Possiamo tranquillamente affermare che l'APA, con questa
modifica diagnostica, ha fatto un bel regalo agli apologeti della
pedofilia. Grazie all'APA, infatti, il desiderio sessuale per i
bambini non sarà più socialmente disapprovato.
Non si può non concludere con un'amara
considerazione: se anche l'associazione di psichiatri più importante
al mondo sminuisce la pedofilia relegandola a semplice parafilia,
siamo proprio alla frutta!
A questo link (in inglese) si può scaricare il documento in formato Pdf che descrive le differenze diagnostiche tra il DSM e il DSM V: http://www.psychiatryonline.it/node/4289
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