domenica 4 gennaio 2015

Louis Laurent, il deputato che ha denunciato la pratica pedofila del governo belga



Vi ricordate del mostro di Marcinelle? Quella “brava personcina” nota alle cronache come Marc Dutroux, che nel 1996 uccise in Belgio due bambine e poi segregò e sevizio altre due ragazzine (liberate dalla polizia)?
Ebbene, certamente molti di voi ricordano questa atroce vicenda. Ma pochi sanno che nel caso Dutroux erano coinvolti, oltre alla magistratura e alle forze dell'ordine, anche le alte sfere della politica belga, niente di meno che Elio di Rupo, Primo Ministro del parlamento federale belga dal 2010 al 2014.
Non si tratta di un'ipotesi formulata da qualche seguace della fantapolitica. No, signori. L'accusa è stata mossa da un giovane deputato del parlamento belga, Laurent Louis. Il deputato belga, durante una memorabile seduta del parlamento tenutasi nel dicembre del 2013, ha denunciato le pratiche pedofile in cui sono coinvolti il Primo Ministro Elio Di Rupo (che si è dimesso nell'ottobre del 2014 dal suo incarico), altri ministri del governo e una parte dell'élite politica, finanziaria e giudiziaria belga. Il deputato non si è limitato a fare accuse pesantissime ma ha sciorinato una serie di prove schiaccianti che riuscirebbero a convincere il più scettico di questo mondo. Durante quella seduta il parlamento belga ha votato la rimozione dell'immunità parlamentare di Louis, per permettere alla giustizia di perseguirlo penalmente per aver divulgato all'opinione pubblica alcune parti del supersegreto “dossier Dutroux”. Mentre il deputato pronunciava il coraggiosissimo J'accuse, l'aula del parlamento si è progressivamente svuotata: ministri e deputati hanno abbandonato l'aula in segno di protesta, evidentemente infastiditi dalle evidenze inoppugnabili elencate con meticolosità certosina dal loro collega.
Purtroppo l'opinione pubblica, grazie alla quasi totale censura operata sul tema dai mass media, è all'oscuro della stretta connessione pedofilia-politica.
Il documento che vi proponiamo è la traduzione in italiano del discorso del parlamentare belga davanti ai suoi colleghi e in presenza dello stesso Primo Ministro, principale destinatario delle sue accuse.
Traduciamo per voi i passaggi più significativi dell'intervento di Laurent Louis (chiediamo venia per la traduzione libera ed approssimativa. Abbiamo cercato di ricavare il senso delle parole di Laurent, senza avere la pretesa di fare un lavoro professionale).
Potete trovare il video tradotto a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=73ojT6P5oZk

“La prima cosa che mi rinfacciano (Laurent sta riportando la dichiarazione del Ministro della giustizia belga n.d.A.) è di aver occultato pezzi del “dossier Doutroux”. Ella dunque non sa dire se il dossier sia stato rubato. Non lo sa. Il dossier Dutroux è stato rubato ma il minstro non ha alcuna responsabilità. Il dossier Dutroux è stato rubato?! Non abbiamo letto alcuna notizia a riguardo e quindi dobbiamo dedurre che lo Stato belga non è stato capace di proteggere il dossier giudiziario più importante degli ultimi anni. Se lo Stato belga è stato capace di fare ciò, allora è possibile che lascerà vadere Dutroux. In questo paese tutto è possibile.
E' inoltre comico parlare di “occultamento”, quando il dossier Dutroux nel 2004 è stato sottoposto a dibattimento processuale pubblico davanti alla Corte di giustizia di Arlon e diffuso dai giornalisti degli organi di stampa al fine di alimentare l'eccitazione dell'opinione pubblica. E oggi noi tutti sappiamo che gli organi di stampa sono in possesso di questo dossier così sensibile. Allo stesso tempo voglio farvi presente che dobbiamo ammettere che in questo dossier si fa il nome di un ex parlamentare, di un ex eletto dalla Nazione, membro di un partito ancora oggi esistente, ovvero il Sig. Albert Mahieu, e non di un criminale qualsiasi.
Bene. Ipotizziamo che questo dossier si sia volatilizzato. Mi potreste spiegare perché io sono l'unico che è perseguitato dalla magistratura per il solo motivo di essere in possesso di alcuni stralci del dossier? Perché io ho fatto delle ricerche e ho scoperto che non ero l'unico ad avere questo documento. Ebbene, ho scoperto questo articolo del 7 luglio 2010. Ero stato eletto solo da poche settimane, ma non ero ancora entrato in possesso delle foto dell'autopsia delle vittime di Dutroux e complici. Ho letto l'articolo che è stato pubblicato sulla rivista “7 sur 7”: in seguito alle perquisizioni effettuate nell'archivio dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles e alla scoperta dei CD Rom contenenti il dossier Dutroux in possesso del Cardinale Daneels, primate della chiesa belga, la Chiesa reagì durante una conferenza stampa attraverso il portavoce Eric De Beukelaer, avvocato dell'episcopato belga. Ecco il passaggio più interessante: “i documenti relativi al dossier giudiziario di Julie e Mellissa (le due bambine rapite e uccise da Dutroux nel 1995, n.d.A.), scoperti durante una perquisizione nell'arcidiocesi di Malines il 24 giugno, sono stati inviati per un terzo a Monsignor Leonard Daneels. Non si tratta del dossier cartaceo ma di due CD Rom contenenti quelle parti del dossier ben conosciute dalla stampa e dal vescovo. Curiosamente, come menzionato sulla stampa di mercoledì, questi CD Rom sono stati anche inviati durante il processo Dutroux a giornalisti specializzati in temi giudiziari, politici e altre personalità del paese”. E concludeva dicendo: “non si è trattato di un'operazione di piccole dimensioni, altre persone sono state coinvolte in quest'operazione e hanno ricevuto il dossier”.
Perdonatemi, vorrei fare una domanda: perché il Tribunale della giustizia non ha deciso di perseguire penalmente questi giornalisti, politici e uomini di chiesa che come me hanno ricevuto il dossier? Perché la giustizia ha deciso di perseguire solo il sottoscritto? Perché non ci sono azioni contro Monsignor Leonard Danneels? No, la Giustizia decide di perseguire solo Louis Laurent.
Durante le perquisizioni effettuate nell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles e a casa mia, gli inquirenti misero le mani sullo stesso dossier. Loro – i vescovi – non sono sotto inchiesta giudiziaria. Io si, invece. Perché questa differenza di trattamento? Perché non si indaga su quelli che hanno diffuso il dossier durante il processo a Dutroux? Perché si decide di perseguire me per sei mesi, per aver fatto rivelazioni al popolo belga, che chiede di sapere la verità sul dossier Dutroux? Perché? Forse perché io sono stato l'unico, tra le persone che hanno avuto accesso al dossier, che ha osato denunciare ciò che conteneva, le inverosimiglianze e le menzogne che sono state nascoste all'opinione pubblica. Alla persona che ha avuto il coraggio di rischiare la carriera e la propria vita per la verità, per la memoria di quelle povere bambine, violate fino alla morte, questa persona , è l'unica che viene perseguita dalla giustizia! Questa è la prova ulteriore che ci sono persone ben inserite nelle alte sfere che non vogliono che si faccia luce su questa vicenda.
La realtà è che Dutroux non era che una piccola mano di una rete ben più ampia, composta da una parte dell'élite di questo paese. Gente che ha il potere di soffocare la verità. E la giustizia ha voluto far credere che le bambine Julie e Melissa morirono di fame nella cantina della casa di Dutroux, quando quest'ultimo venne incarcerato per alcune settimane per furto. Allora, se queste bambine morirono di fame, mi piacerebbe che mi fosse spiegato una volta per tutte perché sule foto dell'autopsia presentavano aperture anali e vaginali larghe più di 5 cm! Voi volete far credere che le bambine si siano procurate da sole quelle ferite, nella prigione della cantina. E perché, perché vi rifiutate di analizzare il DNA trovato sui cadaveri: sangue, sperma, capelli, peli... Si ha paura di trovare quelli appartenenti a personalità influenti? Ho tutto il diritto di fare queste domande.
Approfitto di questa tribuna per comunicarvi che la mia azione è sostenuta dalla nonna di Julie sin da luglio del 2012 (Julie, una delle vittime della rete di Dutroux n.d.A.), che mi ha contattato dopo aver ascoltato le mie rivelazioni, per darmi il suo appoggio. Ma voi non volete la verità, ed è per questo motivo che lei mi ha dato il suo appoggio. Questa donna è disperata perché non ha mai avuto accesso alla visione delle foto dell'autopsia delle bambine, perché suo genero non le ha mai permesso di vederle. Questa donna era disposta ad appoggiarmi pubblicamente, però alla fine si è astenuta dal farlo per rispetto al fratello di Julie. Appoggiarmi avrebbe comportato opporsi al suo ex genero, Jean Deins Lejeunes, che è stato manipolato dal giornalista Metdepenningen, dai politici e dalla giustizia, che hanno chiuso gli occhi davanti alla verità della morte di sua figlia.
La giustizia mi accusa di aver ingiuriato il Primo Ministro Di Rupo: questo è il colmo! Ho ingiuriato il nome di un uomo che ogni giorno, dal giorno della sua nomina, si fa beffe dei cittadini e dei suoi elettori, attuando una politica ultraliberale e dando la caccia ai disoccupati, a dispetto dei suoi ideali socialisti. Lui meriterebbe di essere giudicato da un tribunale per alto tradimento. Ho avuto la cattiva idea di accusare il Primo Ministro di essere un pedofilo. In realtà, sarebbe stata una cattiva idea se avessi voluto far carriera in Belgio e se avessi voluto far parte di un governo di venduti. Ritengo tuttavia fosse mio dovere informare la popolazione sulla personalità dell'uomo più potente del paese. E' mio dovere, proprio perché sono stato eletto dalla Nazione, informare i cittadini sui vizi e sui crimini commessi da coloro che sono stati eletti. Dunque, la verità è che Di Rupo non è stato mai condannato per pedofilia, nonostante un numero molto importante di denunce siano state presentate contro di lui per questi crimini. Strano, no? Come si dice nel nostro paese: “Non c'è fumo senza fuoco”. La cosa più inquietante è che la fine di queste denunce è sempre la stessa: la pattumiera. Le presunte vittime vengono fatte passare per dei criminali che volevano approfittarsi della notorietà del nostro povero Di Rupo. E' molto facile gettare discredito sulle vittime. Quando si agisce così per cinque-sei volte ridicolizzando le vittime, si scoraggiano altre persone, che sono state vittime di Di Rupo, a sporgere denuncia contro di lui. Come ha fatto Jean Marie Rulens, cliente del pub “La brique à la liège”, che nel '98 ha sporto denuncia contro di lui dichiarando che Di Rupo si divertiva con giovani al di sotto dei 14 anni e ai quali pagava 15.000 franchi (375 euro) in cambio delle loro prestazioni sessuali. La denuncia del Sig. Rulens contiene molti dettagli. Non c'è niente di strampalato nelle sue dichiarazioni. Io tesso posso testimoniare che ho conosciuto uno dei giovani che fu vittima degli impulsi sessuali di Di Rupo. Quest'uomo, che all'età di 14 anni fu violentato dal nostro Primo Ministro, è stato distrutto dal Sistema ed è stato fatto tutto il possibile per far farlo passare per folle, incluso l'internamento coatto grazie ad un provvedimento giudiziario. E' tanto pratica la giustizia, vero?
Una nota del Palazzo di Giustizia del '96 riporta l'identità dei due minorenni di 13 e 14 anni che confermano di aver avuto rapporti sessuali con Di Rupo. Una denuncia della BSR della città di Wavre del 1996 riporta la testimonianza della Signora Delnestre la quale, come ella spiega alla polizia, si era preoccupata nel vedere Di Rupo entrare d uscire in compagnia di giovani da un edificio vicino alla sua abitazione. La polizia non fece alcuna indagine, nonostante i vicini di casa avessero confermato la diceria. Un rapporto della Brigata nazionale della Gendarmeria (BSR n.d.A.), datata 9 ottobre 1996, insiste allo stesso modo sulle relazioni “speciali” tra di Di Rupo e i giovani ragazzi. Si parla, in particolare, di un giovane, descritto come il “protetto” di Di Rupo, che è stato ritrovato morto. E i rapporti della polizia si susseguono... Un rapporto della BSR di Bruxelles del 3 dicembre 1996, racconta delle relazioni sessuali tra Di Rupo e cinque giovani. Questo è chiaramente indicato nel rapporto. Considerata la notorietà di Di Rupo, noi non diamo credito alle indagini della polizia. Questo non è accettabile! Un altro rapporto della Polizia giudiziaria di Bruxelles del 5 novembre del 1996, riportante il nome dell'ex Ministro Grafè, evoca le orge alle quali partecipava Di Rupo. Il nome di Di Rupo compare anche in una nota confidenziale del Sig. Demanet, Procuratore Generale di Mons e Marchandise, Procuratore proprio del distretto della città di Charleroi (zona in cui agiva il mostro di Marcinelle, Marcel Dutroux e la sua organizzazione pedocriminale, n.d.A.). Perché? Perché i dati su Di Rupo compaiono nel quaderno degli appunti di Jean-Luc Finet, in quel periodo accusato di detenzione di cassette pedopornografiche. Di Rupo fece un incidente in macchina mentre si trovava in compagnia di un ragazzino a Sars, in un punto a pochi metri di distanza dalla casa di Dutroux. Ma c'è di più. Sono desolato, non credo alla casualità. Esistono testimonianze, un numero impressionante di denunce alle quali non si è mai dato credito, anche quando provenivano dalla polizia giudiziaria. Ad esempio, nell'agosto del 1989, quando Di Rupo era ancora deputato europeo, due poliziotti comunali sorpresero Di Rupo sul bordo del Grand Large, a Mons, nella sua macchina con un ragazzino di 12 anni e un altro di 13. I due ragazzini erano nudi dalla cintola in giù. Non sono io che lo dico! Lo dicono i poliziotti, che volevano sporgere denuncia ma furono dissuasi dalla direzione comunale. Allora, delle due ipotesi o l'una o l'altra: Di Rupo era un uomo perseguitato che aveva numerosi nemici – e se fosse così non si capirebbe come mai un uomo come lui possa essere diventato Primo Ministro; oppure questo individuo è un criminale, che si è approfittato dei suoi appoggi e delle sue prerogative per violare impunemente dei bambini. Non spetta a me decidere. A partire dagli elementi probatori che vi ho trasmesso è possibile ricostruire la vera personalità di Di Rupo. In un video su Youtube, Michel Nihoul (il criminale pedofilo che dava gli ordini a Dutroux, n.d.A.), durante un'intervista con telecamera nascosta fatta da un giornalista, accusa senza mezzi termini Di Rupo di essere un pedofilo. Nihoul, riconosciuto dalla Corte di Giustizia di Arlon come il capo dell'organizzazione criminale di Dutroux e compagnia... quest'uomo non è nelle condizioni di pronunciarsi sulla questione? Sì, lo è! Ma io so che la giustizia non condannerà mai Di Rupo per questi fatti. Quest'uomo è al di sopra delle legge. Le prove? Egli ha fatto di tutto con la complicità dei suoi amici della giustizia e dei mezzi di comunicazione per ridicolizzare le vittime. Ha tentato di fare lo stesso con me, cercando di impormi una perizia psichiatrica, perizia alla quale io mi sono sempre rifiutato di sottopormi. E qui vogliono farci passare per pazzi, noi, gli avversari dei pedofili e degli abusi sessuali. Pratico, no? Ma se io vengo indagato per aver fatto passare Di Rupo per pedofilo, ditemi: perché non viene indagato anche il Sig. Nihoul per aver detto esattamente la stessa cosa nel video su Youtube? Mi vogliono incriminare per aver insultato un giornalista corrotto, che mi ha attaccato ripetutamente con lo scopo di distruggermi mediaticamente per aver attaccato le reti dei pedofili e per aver divulgato il dossier Dutoux. Questo giornalista si chiama Marc Metdepenningen, della rivista “Soir”, grande amico del Sig. Nihoul il quale, casualmente, è sempre stato difeso nei suoi articoli sin dal primo momento in cui è scoppiato il caso Dutroux ed è stata avanzata la tesi del “predatore solitario”. Trovate normale che un deputato venga fatto a pezzi da un giornalista solo perché si allontana dalla tesi da lui sostenuta? Ma noi stiamo parlando degli interessi dei bambini violati. Ma in che paese viviamo? Se mi si rimprovera di aver divulgato una lista che contiene approssimativamente 500 nomi di personalità dell'élite politica, finanziaria, giuridica e massonica del paese, che hanno commesso atti di pedofilia, lo chiarisco una volta per tutte: non sono io l'autore della lista che circola da qualche anno su Internet. Ho ricevuto questa lista, come tutti gli altri deputati, tramite posta elettronica, in una mail inviata dalla signora Aimée Ingeveld, oggi non più in vita, morta dopo un tumore fulminante, la stessa sorte che è toccata ad Albert Mahieu. Certo, sono disgrazie. Disgrazie che capitano sciaguratamente a tutti coloro che lottano contro il potere. Ho ritenuto fosse mio dovere pubblicare questa lista sulla mia pagina web, con la finalità di informare i cittadini.
E francamente, sarei molto felice di rispondere di queste accuse davanti a un Tribunale penale perché mi darebbe una incredibile tribuna per portare avanti la mia battaglia contro la pedofilia e contro lo “Stato massonico”. Infine, se devo essere perseguito penalmente per aver rivelato un segreto, e cioè aver diffuso su Internet il rapporto dell'autopsia di Julie e Melissa – e pensare che non ho nemmeno mai pubblicato una solo foto dell'autopsia di queste povere bambine, contrariamente alle menzogne sostenute dal Ministro Miquet...
Aver rivelato un segreto... un segreto. Questa è la verità! E io sono orgoglioso di averlo fatto, perché l'ho fatto in memoria delle due bambine violate. Quest'azione ha messo in pericolo la mia carriera e la mia stessa vita. Perché io ricevo minacce alla mia persona e gli stessi miei collaboratori ricevono minacce. Noi non abbiamo un apparato mediatico alle nostre dipendenze. Se non avessi avuto la forza d'animo che oggi ho mi sarei suicidato da tempo. Le minacce arrivano soprattutto a quelle persone che mi hanno dato il loro appoggio.
Per me oggi è impossibile aprire un conto in una qualunque banca belga o chiedere un prestito. Per me è impossibile parlare ai mezzi di comunicazione, sebbene essi parlino incessantemente di me.
Lo so, perderò la mia carica di deputato, non ho più alcun futuro in Belgio. In questo paese vige una “democrazia” e io devo abituarmi all'idea dell'esilio, perché tutte le porte mi saranno sbattute in faccia. Questo è il destino a cui vanno incontro tutti coloro che in Belgio amano il proprio paese.
Io sto correndo dei rischi. Sto mettendo a repentaglio le vite di mia figlia e di mia moglie, però io continuerò a combattere malgrado tutto, fino a quando una mattina mi ritroveranno “suicidato”. Io lo faccio per il mio paese! Il mio Belgio merita di essere governato da gente degna. Come ho detto in Commissione, non intendo avvalermi dell'immunità parlamentare, come fanno i criminali che sono stati eletti. Ed è con forza che oggi lo dico: esigo che mi venga tolta l'immunità parlamentare affinché possa rispondere di queste accuse davanti alla giustizia. Io penso che i deputati siano cittadini come tutti gli altri e che in nessun casso debbano avere privilegi".

Fonti:
Potete leggere un interessante profilo di Louis in italiano al seguente link: http://www.lintellettualedissidente.it/homines/laurent-louis-il-deputato-belga-solo-contro-tutti/
A questo link potete inoltre scaricare il libro-testimonianza di Regina Louf, una delle tante vittime della rete pedocriminale che agisce in Belgio: http://www.aisjca-mft.org/Libro-Regina-Louf.pdf

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