Vi ricordate del mostro di Marcinelle?
Quella “brava personcina” nota alle cronache come Marc Dutroux, che nel 1996
uccise in Belgio due bambine e poi segregò e sevizio altre due
ragazzine (liberate dalla polizia)?
Ebbene, certamente molti di voi
ricordano questa atroce vicenda. Ma pochi sanno che nel caso Dutroux
erano coinvolti, oltre alla magistratura e alle forze dell'ordine,
anche le alte sfere della politica belga, niente di meno che Elio di
Rupo, Primo Ministro del parlamento federale belga dal 2010 al 2014.
Non si tratta di un'ipotesi formulata
da qualche seguace della fantapolitica. No, signori. L'accusa è
stata mossa da un giovane deputato del parlamento belga, Laurent
Louis. Il deputato belga, durante una memorabile seduta del
parlamento tenutasi nel dicembre del 2013, ha denunciato le pratiche
pedofile in cui sono coinvolti il Primo Ministro Elio Di Rupo (che si
è dimesso nell'ottobre del 2014 dal suo incarico), altri ministri
del governo e una parte dell'élite politica, finanziaria e
giudiziaria belga. Il deputato non si è limitato a fare accuse
pesantissime ma ha sciorinato una serie di prove schiaccianti che
riuscirebbero a convincere il più scettico di questo mondo. Durante
quella seduta il parlamento belga ha votato la rimozione
dell'immunità parlamentare di Louis, per permettere alla giustizia
di perseguirlo penalmente per aver divulgato all'opinione pubblica
alcune parti del supersegreto “dossier Dutroux”. Mentre il
deputato pronunciava il coraggiosissimo J'accuse, l'aula del
parlamento si è progressivamente svuotata: ministri e deputati hanno
abbandonato l'aula in segno di protesta, evidentemente infastiditi
dalle evidenze inoppugnabili elencate con meticolosità certosina dal
loro collega.
Purtroppo l'opinione pubblica, grazie
alla quasi totale censura operata sul tema dai mass media, è
all'oscuro della stretta connessione pedofilia-politica.
Il documento che vi proponiamo è la
traduzione in italiano del discorso del parlamentare belga davanti ai
suoi colleghi e in presenza dello stesso Primo Ministro, principale
destinatario delle sue accuse.
Traduciamo per voi i passaggi più
significativi dell'intervento di Laurent Louis (chiediamo venia per
la traduzione libera ed approssimativa. Abbiamo cercato di ricavare
il senso delle parole di Laurent, senza avere la pretesa di fare un
lavoro professionale).
Potete trovare il video tradotto a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=73ojT6P5oZk
“La prima cosa che mi rinfacciano
(Laurent sta riportando la dichiarazione del Ministro della giustizia
belga n.d.A.) è di aver occultato pezzi del “dossier Doutroux”.
Ella dunque non sa dire se il dossier sia stato rubato. Non lo sa. Il
dossier Dutroux è stato rubato ma il minstro non ha alcuna
responsabilità. Il dossier Dutroux è stato rubato?! Non abbiamo
letto alcuna notizia a riguardo e quindi dobbiamo dedurre che lo
Stato belga non è stato capace di proteggere il dossier giudiziario
più importante degli ultimi anni. Se lo Stato belga è stato capace
di fare ciò, allora è possibile che lascerà vadere Dutroux. In
questo paese tutto è possibile.
E' inoltre comico parlare di
“occultamento”, quando il dossier Dutroux nel 2004 è stato
sottoposto a dibattimento processuale pubblico davanti alla Corte di
giustizia di Arlon e diffuso dai giornalisti degli organi di stampa
al fine di alimentare l'eccitazione dell'opinione pubblica. E oggi
noi tutti sappiamo che gli organi di stampa sono in possesso di
questo dossier così sensibile. Allo stesso tempo voglio farvi
presente che dobbiamo ammettere che in questo dossier si fa il nome
di un ex parlamentare, di un ex eletto dalla Nazione, membro di un
partito ancora oggi esistente, ovvero il Sig. Albert Mahieu, e non di
un criminale qualsiasi.
Bene. Ipotizziamo che questo dossier si
sia volatilizzato. Mi potreste spiegare perché io sono l'unico che è
perseguitato dalla magistratura per il solo motivo di essere in
possesso di alcuni stralci del dossier? Perché io ho fatto delle
ricerche e ho scoperto che non ero l'unico ad avere questo documento.
Ebbene, ho scoperto questo articolo del 7 luglio 2010. Ero stato
eletto solo da poche settimane, ma non ero ancora entrato in possesso
delle foto dell'autopsia delle vittime di Dutroux e complici. Ho
letto l'articolo che è stato pubblicato sulla rivista “7 sur 7”:
in seguito alle perquisizioni effettuate nell'archivio
dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles e alla scoperta dei CD Rom
contenenti il dossier Dutroux in possesso del Cardinale Daneels,
primate della chiesa belga, la Chiesa reagì durante una conferenza
stampa attraverso il portavoce Eric De Beukelaer, avvocato
dell'episcopato belga. Ecco il passaggio più interessante: “i
documenti relativi al dossier giudiziario di Julie e Mellissa (le
due bambine rapite e uccise da Dutroux nel 1995, n.d.A.), scoperti
durante una perquisizione nell'arcidiocesi di Malines il 24 giugno,
sono stati inviati per un terzo a Monsignor Leonard Daneels. Non si
tratta del dossier cartaceo ma di due CD Rom contenenti quelle parti
del dossier ben conosciute dalla stampa e dal vescovo. Curiosamente,
come menzionato sulla stampa di mercoledì, questi CD Rom sono stati
anche inviati durante il processo Dutroux a giornalisti specializzati
in temi giudiziari, politici e altre personalità del paese”. E
concludeva dicendo: “non si è trattato di un'operazione di piccole
dimensioni, altre persone sono state coinvolte in quest'operazione e
hanno ricevuto il dossier”.
Perdonatemi, vorrei fare una domanda:
perché il Tribunale della giustizia non ha deciso di perseguire
penalmente questi giornalisti, politici e uomini di chiesa che come
me hanno ricevuto il dossier? Perché la giustizia ha deciso di
perseguire solo il sottoscritto? Perché non ci sono azioni contro
Monsignor Leonard Danneels? No, la Giustizia decide di perseguire
solo Louis Laurent.
Durante le perquisizioni effettuate
nell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles e a casa mia, gli inquirenti
misero le mani sullo stesso dossier. Loro – i vescovi – non sono
sotto inchiesta giudiziaria. Io si, invece. Perché questa differenza
di trattamento? Perché non si indaga su quelli che hanno diffuso il
dossier durante il processo a Dutroux? Perché si decide di
perseguire me per sei mesi, per aver fatto rivelazioni al popolo
belga, che chiede di sapere la verità sul dossier Dutroux? Perché?
Forse perché io sono stato l'unico, tra le persone che hanno avuto
accesso al dossier, che ha osato denunciare ciò che conteneva, le
inverosimiglianze e le menzogne che sono state nascoste all'opinione
pubblica. Alla persona che ha avuto il coraggio di rischiare la
carriera e la propria vita per la verità, per la memoria di quelle
povere bambine, violate fino alla morte, questa persona , è l'unica
che viene perseguita dalla giustizia! Questa è la prova ulteriore
che ci sono persone ben inserite nelle alte sfere che non vogliono
che si faccia luce su questa vicenda.
La realtà è che Dutroux non era che
una piccola mano di una rete ben più ampia, composta da una parte
dell'élite di questo paese. Gente che ha il potere di soffocare la
verità. E la giustizia ha voluto far credere che le bambine Julie e
Melissa morirono di fame nella cantina della casa di Dutroux, quando
quest'ultimo venne incarcerato per alcune settimane per furto.
Allora, se queste bambine morirono di fame, mi piacerebbe che mi
fosse spiegato una volta per tutte perché sule foto dell'autopsia
presentavano aperture anali e vaginali larghe più di 5 cm! Voi
volete far credere che le bambine si siano procurate da sole quelle
ferite, nella prigione della cantina. E perché, perché vi rifiutate
di analizzare il DNA trovato sui cadaveri: sangue, sperma, capelli,
peli... Si ha paura di trovare quelli appartenenti a personalità
influenti? Ho tutto il diritto di fare queste domande.
Approfitto di questa tribuna per
comunicarvi che la mia azione è sostenuta dalla nonna di Julie sin
da luglio del 2012 (Julie, una delle vittime della rete di Dutroux
n.d.A.), che mi ha contattato dopo aver ascoltato le mie rivelazioni,
per darmi il suo appoggio. Ma voi non volete la verità, ed è per
questo motivo che lei mi ha dato il suo appoggio. Questa donna è
disperata perché non ha mai avuto accesso alla visione delle foto
dell'autopsia delle bambine, perché suo genero non le ha mai
permesso di vederle. Questa donna era disposta ad appoggiarmi
pubblicamente, però alla fine si è astenuta dal farlo per rispetto
al fratello di Julie. Appoggiarmi avrebbe comportato opporsi al suo
ex genero, Jean Deins Lejeunes, che è stato manipolato dal
giornalista Metdepenningen, dai politici e dalla giustizia, che hanno
chiuso gli occhi davanti alla verità della morte di sua figlia.
La giustizia mi accusa di aver
ingiuriato il Primo Ministro Di Rupo: questo è il colmo! Ho
ingiuriato il nome di un uomo che ogni giorno, dal giorno della sua
nomina, si fa beffe dei cittadini e dei suoi elettori, attuando una
politica ultraliberale e dando la caccia ai disoccupati, a dispetto
dei suoi ideali socialisti. Lui meriterebbe di essere giudicato da un
tribunale per alto tradimento. Ho avuto la cattiva idea di accusare
il Primo Ministro di essere un pedofilo. In realtà, sarebbe stata
una cattiva idea se avessi voluto far carriera in Belgio e se avessi
voluto far parte di un governo di venduti. Ritengo tuttavia fosse mio
dovere informare la popolazione sulla personalità dell'uomo più
potente del paese. E' mio dovere, proprio perché sono stato eletto
dalla Nazione, informare i cittadini sui vizi e sui crimini commessi
da coloro che sono stati eletti. Dunque, la verità è che Di Rupo
non è stato mai condannato per pedofilia, nonostante un numero molto
importante di denunce siano state presentate contro di lui per questi
crimini. Strano, no? Come si dice nel nostro paese: “Non c'è fumo
senza fuoco”. La cosa più inquietante è che la fine di queste
denunce è sempre la stessa: la pattumiera. Le presunte vittime
vengono fatte passare per dei criminali che volevano approfittarsi
della notorietà del nostro povero Di Rupo. E' molto facile gettare
discredito sulle vittime. Quando si agisce così per cinque-sei volte
ridicolizzando le vittime, si scoraggiano altre persone, che sono
state vittime di Di Rupo, a sporgere denuncia contro di lui. Come ha
fatto Jean Marie Rulens, cliente del pub “La brique à la liège”,
che nel '98 ha sporto denuncia contro di lui dichiarando che Di Rupo
si divertiva con giovani al di sotto dei 14 anni e ai quali pagava
15.000 franchi (375 euro) in cambio delle loro prestazioni sessuali.
La denuncia del Sig. Rulens contiene molti dettagli. Non c'è niente
di strampalato nelle sue dichiarazioni. Io tesso posso testimoniare
che ho conosciuto uno dei giovani che fu vittima degli impulsi
sessuali di Di Rupo. Quest'uomo, che all'età di 14 anni fu
violentato dal nostro Primo Ministro, è stato distrutto dal Sistema
ed è stato fatto tutto il possibile per far farlo passare per folle,
incluso l'internamento coatto grazie ad un provvedimento giudiziario.
E' tanto pratica la giustizia, vero?
Una nota del Palazzo di Giustizia del
'96 riporta l'identità dei due minorenni di 13 e 14 anni che
confermano di aver avuto rapporti sessuali con Di Rupo. Una denuncia
della BSR della città di Wavre del 1996 riporta la testimonianza
della Signora Delnestre la quale, come ella spiega alla polizia, si
era preoccupata nel vedere Di Rupo entrare d uscire in compagnia di
giovani da un edificio vicino alla sua abitazione. La polizia non
fece alcuna indagine, nonostante i vicini di casa avessero confermato
la diceria. Un rapporto della Brigata nazionale della Gendarmeria
(BSR n.d.A.), datata 9 ottobre 1996, insiste allo stesso modo sulle
relazioni “speciali” tra di Di Rupo e i giovani ragazzi. Si
parla, in particolare, di un giovane, descritto come il “protetto”
di Di Rupo, che è stato ritrovato morto. E i rapporti della polizia
si susseguono... Un rapporto della BSR di Bruxelles del 3 dicembre
1996, racconta delle relazioni sessuali tra Di Rupo e cinque giovani.
Questo è chiaramente indicato nel rapporto. Considerata la notorietà
di Di Rupo, noi non diamo credito alle indagini della polizia. Questo
non è accettabile! Un altro rapporto della Polizia giudiziaria di
Bruxelles del 5 novembre del 1996, riportante il nome dell'ex
Ministro Grafè, evoca le orge alle quali partecipava Di Rupo. Il
nome di Di Rupo compare anche in una nota confidenziale del Sig.
Demanet, Procuratore Generale di Mons e Marchandise, Procuratore
proprio del distretto della città di Charleroi (zona in cui agiva il
mostro di Marcinelle, Marcel Dutroux e la sua organizzazione
pedocriminale, n.d.A.). Perché? Perché i dati su Di Rupo compaiono
nel quaderno degli appunti di Jean-Luc Finet, in quel periodo
accusato di detenzione di cassette pedopornografiche. Di Rupo fece un
incidente in macchina mentre si trovava in compagnia di un ragazzino
a Sars, in un punto a pochi metri di distanza dalla casa di Dutroux.
Ma c'è di più. Sono desolato, non credo alla casualità. Esistono
testimonianze, un numero impressionante di denunce alle quali non si
è mai dato credito, anche quando provenivano dalla polizia
giudiziaria. Ad esempio, nell'agosto del 1989, quando Di Rupo era
ancora deputato europeo, due poliziotti comunali sorpresero Di Rupo
sul bordo del Grand Large, a Mons, nella sua macchina con un
ragazzino di 12 anni e un altro di 13. I due ragazzini erano nudi
dalla cintola in giù. Non sono io che lo dico! Lo dicono i
poliziotti, che volevano sporgere denuncia ma furono dissuasi dalla
direzione comunale. Allora, delle due ipotesi o l'una o l'altra: Di
Rupo era un uomo perseguitato che aveva numerosi nemici – e se
fosse così non si capirebbe come mai un uomo come lui possa essere
diventato Primo Ministro; oppure questo individuo è un criminale,
che si è approfittato dei suoi appoggi e delle sue prerogative per
violare impunemente dei bambini. Non spetta a me decidere. A partire
dagli elementi probatori che vi ho trasmesso è possibile ricostruire
la vera personalità di Di Rupo. In un video su Youtube, Michel
Nihoul (il criminale pedofilo che dava gli ordini a Dutroux, n.d.A.),
durante un'intervista con telecamera nascosta fatta da un
giornalista, accusa senza mezzi termini Di Rupo di essere un
pedofilo. Nihoul, riconosciuto dalla Corte di Giustizia di Arlon come
il capo dell'organizzazione criminale di Dutroux e compagnia...
quest'uomo non è nelle condizioni di pronunciarsi sulla questione?
Sì, lo è! Ma io so che la giustizia non condannerà mai Di Rupo per
questi fatti. Quest'uomo è al di sopra delle legge. Le prove? Egli
ha fatto di tutto con la complicità dei suoi amici della giustizia e
dei mezzi di comunicazione per ridicolizzare le vittime. Ha tentato
di fare lo stesso con me, cercando di impormi una perizia
psichiatrica, perizia alla quale io mi sono sempre rifiutato di
sottopormi. E qui vogliono farci passare per pazzi, noi, gli
avversari dei pedofili e degli abusi sessuali. Pratico, no? Ma se io
vengo indagato per aver fatto passare Di Rupo per pedofilo, ditemi:
perché non viene indagato anche il Sig. Nihoul per aver detto
esattamente la stessa cosa nel video su Youtube? Mi vogliono
incriminare per aver insultato un giornalista corrotto, che mi ha
attaccato ripetutamente con lo scopo di distruggermi mediaticamente
per aver attaccato le reti dei pedofili e per aver divulgato il
dossier Dutoux. Questo giornalista si chiama Marc Metdepenningen,
della rivista “Soir”, grande amico del Sig. Nihoul il quale,
casualmente, è sempre stato difeso nei suoi articoli sin dal primo
momento in cui è scoppiato il caso Dutroux ed è stata avanzata la
tesi del “predatore solitario”. Trovate normale che un deputato
venga fatto a pezzi da un giornalista solo perché si allontana dalla
tesi da lui sostenuta? Ma noi stiamo parlando degli interessi dei
bambini violati. Ma in che paese viviamo? Se mi si rimprovera di aver
divulgato una lista che contiene approssimativamente 500 nomi di
personalità dell'élite politica, finanziaria, giuridica e massonica
del paese, che hanno commesso atti di pedofilia, lo chiarisco una
volta per tutte: non sono io l'autore della lista che circola da
qualche anno su Internet. Ho ricevuto questa lista, come tutti gli
altri deputati, tramite posta elettronica, in una mail inviata dalla
signora Aimée Ingeveld, oggi non più in vita, morta dopo un tumore
fulminante, la stessa sorte che è toccata ad Albert Mahieu. Certo,
sono disgrazie. Disgrazie che capitano sciaguratamente a tutti coloro
che lottano contro il potere. Ho ritenuto fosse mio dovere pubblicare
questa lista sulla mia pagina web, con la finalità di informare i
cittadini.
E francamente, sarei molto felice di
rispondere di queste accuse davanti a un Tribunale penale perché mi
darebbe una incredibile tribuna per portare avanti la mia battaglia
contro la pedofilia e contro lo “Stato massonico”. Infine, se
devo essere perseguito penalmente per aver rivelato un segreto, e
cioè aver diffuso su Internet il rapporto dell'autopsia di Julie e
Melissa – e pensare che non ho nemmeno mai pubblicato una solo foto
dell'autopsia di queste povere bambine, contrariamente alle menzogne
sostenute dal Ministro Miquet...
Aver rivelato un segreto... un segreto.
Questa è la verità! E io sono orgoglioso di averlo fatto, perché
l'ho fatto in memoria delle due bambine violate. Quest'azione ha
messo in pericolo la mia carriera e la mia stessa vita. Perché io
ricevo minacce alla mia persona e gli stessi miei collaboratori
ricevono minacce. Noi non abbiamo un apparato mediatico alle nostre
dipendenze. Se non avessi avuto la forza d'animo che oggi ho mi sarei
suicidato da tempo. Le minacce arrivano soprattutto a quelle persone
che mi hanno dato il loro appoggio.
Per me oggi è impossibile aprire un
conto in una qualunque banca belga o chiedere un prestito. Per me è
impossibile parlare ai mezzi di comunicazione, sebbene essi parlino
incessantemente di me.
Lo so, perderò la mia carica di
deputato, non ho più alcun futuro in Belgio. In questo paese vige
una “democrazia” e io devo abituarmi all'idea dell'esilio, perché
tutte le porte mi saranno sbattute in faccia. Questo è il destino a
cui vanno incontro tutti coloro che in Belgio amano il proprio paese.
Io sto correndo dei rischi. Sto
mettendo a repentaglio le vite di mia figlia e di mia moglie, però
io continuerò a combattere malgrado tutto, fino a quando una mattina
mi ritroveranno “suicidato”. Io lo faccio per il mio paese! Il
mio Belgio merita di essere governato da gente degna. Come ho detto
in Commissione, non intendo avvalermi dell'immunità parlamentare,
come fanno i criminali che sono stati eletti. Ed è con forza che
oggi lo dico: esigo che mi venga tolta l'immunità parlamentare
affinché possa rispondere di queste accuse davanti alla giustizia.
Io penso che i deputati siano cittadini come tutti gli altri e che in
nessun casso debbano avere privilegi".
Fonti:
La pagina Facebook ufficiale di Laurent Louis: https://www.facebook.com/pages/Laurent-LOUIS-MLD-Page-officielle/152223684849938?fref=ts
Potete leggere un interessante profilo di Louis in italiano al seguente link: http://www.lintellettualedissidente.it/homines/laurent-louis-il-deputato-belga-solo-contro-tutti/
A questo link potete inoltre scaricare il libro-testimonianza di Regina Louf, una delle tante vittime della rete pedocriminale che agisce in Belgio: http://www.aisjca-mft.org/Libro-Regina-Louf.pdf
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